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"Tutte le volte che mi fermavo a guardare mio nonno che fumava la pipa, mi chiedevo perchè lo facesse. Nella mia testa di bambino associavo la pipa al vulcano che in pieno fermento cacciava fuori continue volute di fumo mentre all‘interno il tabacco ardeva come la lava prima della sua fuorisciuta. Aveva imparato a fumare la pipa durante la guerra in Africa quando l‘Italia fascista si illudeva di poter colonizzare il mondo. Aveva iniziato per gioco e per noia - mi raccontava - anche perchè, nei rari momenti di pausa e in pieno deserto, non c‘era tanto da fare. Poi pian piano la passione ha preso il sopravvento e, quando finalmente è ritornato in patria, ha buttato via le pipe in terracotta che aveva fumato fino ad allora ed ha cominciato a fumare pipe in radica. Inizialmente la sua collezione era piuttosto scarsa, anche in virtù della povertà diffusa nel dopoguerra, ma negli anni a seguire la esigua collezione si è rinfoltita sempre più. La sua prima pipa in radica era marchiata "beton": marca di cui purtroppo non ho mai avuto notizia su chi la producesse. Successivamente si è ampliata sempre di più la sua collezione privata con una Lorenzo, Brebbia ed altre meno note. Mio nonno aveva sempre con sè la pipa e questo ricordo mi accompagna tuttora. Ma aveva sempre con sè anche una busta in cuoio con del tabacco. Erano i primi anni ‘60 quando mio nonno Alfonso, fumatore incallito di pipa, mi portava con sè nei campi. (continua...)
Mario P."
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