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Ottima sintesi dei due capolavori precedenti (a Tintin avrebbe reso vari omaggi nelle sue opere, di Blake e Mortimer diverrà addirittura uno dei nuovi disegnatori), l’opera di Juillard non si basa solo sulla raffinatezza ed il rigore del tratto ma anche sull’attenzione alla documentazione. Taillefer e Grandpin fumano infatti delle pipe d’argilla.
Ricavate in un unico blocco senza distinzione tra bocchino e fornello, queste pipe sono da considerarsi come i veri prototipi di quelle in uso attualmente, o perlomeno come le parenti più strette. La loro diffusione in Europa si ha alla fine del XVI secolo, e secondo una leggenda sarebbe stato Walter Raleigh a portarle in Inghilterra dalle Americhe (e chi ha visto il film Smoke sa quanto Raleigh fosse un estimatore del fumo). Benchè alcune fonti esaltino le pipe d’argilla per il loro colorito candido, ne esistono di vaie tonalità di marrone: non è escluso che tendano a colorarsi col tempo e con l’uso come le pipe di schiuma. In ogni caso, Andrè Juillard le colora invariabilmente di marrone e riesce anche a farne un uso espressivo (sul mare è d’obbligo fumare la pipa) o narrativo (la calma apparente di una fumata serena, magari accanto ad un caminetto, è spesso il preambolo ad una serie di eventi drammatici con effetto antifrastico).
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