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( tratto da "Io fumo e allora?" di J. J. Brochier, Pacini Editore, Pisa, 1994)
Nella cerimonia si notano tre momenti distinti e indispensabili: la purificazione con la salvia e la "sweet grass"; il momento dell‘espansione durante il quale è il mondo intero da essi caricato insieme al tabacco nel calumet che diventa allora l‘Universo; il momento dell‘identità o della combustione, quando lo zenit, gli Dei, sacrificandosi, s‘incarnano, scendono sulla tenda interamente compattata nel cerchio dei fumatori.
Questo rito e i suoi significati provano che il tabacco non è come il pelote descritto da Antonin Artaud, o come gli allucinogeni delle cerimonie sciamaniche della Siberia, e che non è nemmeno una droga, bensì una pianta a parte, una pianta miracolosa. Non solo un‘erba medicinale, ma il supporto e il vettore di una visione metafisica precisa del mondo. Chi dice fumo, non dice trance.
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