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Fino alla prima guerra mondiale la pipa detiene un ruolo predominante nel mercato del tabacco in Italia. Tant‘è che durante la grande guerra la pipa costituisce il prodotto di maggior consumo per i fumatori italiani. Le ditte Bianchi e Rovera producono la fornitura completa di pipe per l‘esercito italiano. In trincea la sigaretta era infatti pericolosa, la brace poteva essere facilmente avvistata dal nemico, mentre la pipa ovviava a questo inconveniente.
Alla fine del conflitto la situazione muta in modo sostanziale; contemporaneamente alla diffusione della sigaretta competitivamente imbattibile per il costo limitato e soprattutto per la sua facilità di utilizzo, la pipa diviene sì un oggetto sempre più ricercato, ma non come prodotto di alto consumo quanto come oggetto da collezione, dalle qualità sempre più elevate ed inevitabilmente sempre più costose.
Il diverso ritmo di vita, più frenetico e veloce, gioca anch‘esso a favore della diffusione delle sigarette: così l‘estimatore di pipe diviene più raro, ma più esigente e i tabaccai – principali commercianti di pipe – aumentano le richieste di oggetti realizzati a mano, artigianalmente.
Insomma la storia della pipa italiane è una storia che non cessa, ma si modifica e si trasforma e, nella consistenza delle realtà esistenti, continua a dar vita ad oggetti unici e riconosciuti sul mercato mondiale quali prodotti di alta qualità. La pipa continua così a vivere, di una sua forza che, tramandata di padre in figlio, resiste alla corsa frenetica dei nostri giorni dando vita a qualcosa in cui il confine tra oggetto d‘uso e oggetto d‘arte è ormai difficilmente individuabile.
Giorgio T.
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