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Anche in questo capolavoro di Hugo Pratt compare ogni tanto qualche fumatore di pipa. Ciò serve a definire i momenti di tranquillità all’interno di una vicenda piuttosto complessa e sanguinosa. Non c’è molto da desumere sulla personalità di un personaggio dalla sua pipa; è però interessante notare come Pratt prenda qualche abbaglio (forse voluto) nel disegnare le pipe: a volte la lunghezza del bocchino varia sensibilmente da una vignetta all’altra mentre più in generale si nota una scarsa documentazione che lo porta ad inserire un dato tipo di pipa in un contesto errato (nel 1774, anno in cui si snoda inizialmente la vicenda di Wheeling, le pipe di radica non esistevano ancora).
Ciò che importa, però, non è la soddisfazione di prendere in castagna il Maestro di Malamocco, ma la possibilità di rilevare anche da questi semplici elementi la progressiva sintesi del suo disegno. Ciò che interessa Pratt è il racconto, in nome del quale rinuncia anche alla perfezione grafica.
(la saga di Wheeling, cominciata nel 1962 e conclusa nel 1996, è l’esempio più manifesto dell’evoluzione stilistica di Pratt ed il prezioso volume della Lizard che la raccoglie tutta è illuminante in questo senso)
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