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"Gli australiani hanno chiesto di vederla e provare a fumarla. Negli U.S.A. per i raffinati è un segno di distinzione. In Europa, svizzeri, tedeschi, ed inglesi e recentemente anche gli spagnoli hanno cominciato a mostrare interesse crescente. La pipa chioggiotta sta ritornando, lentamente, in possesso della fama che ebbe per tre secoli, ai tempi della Serenissima Repubblica Veneziana. Artefice di questa impresa è Giorgio Boscolo, artigiano e artista, l‘unica persona a Chioggia che costruisce le pipe così come erano fatte nel 1600. Dopo il 1945, dice, morto l‘ultimo piparo della città non ci fu più nessuno che si preoccupò di conservare la tradizione. Di sicuro, mancò la domanda. La sigaretta soppresse in poco tempo l‘antica usanza chioggiotta della pipa in terracotta. I magazzini di alcuni tabacchini durarono anni a smaltire le scorte. Chioggia perse comunque una delle sue più storiche tradizioni. Le pipe, certo, si continuavano a fare, ma in altre zone, oggetto solo per pochi amatori. Poi, intorno al 1968, dopo aver fatto decine di lavori, Giorgio Boscolo si innamora della ceramica. Un corso di tre giorni con alcuni amici per capire i segreti della cottura e l‘impresa prende il via. Prima con timore, poi con crescente passione. Ho frugato per tutta la città, commenta l‘unico piparo ora in attività a Chioggia, trovato vecchi stampi, scoperto intere scatole di pipe nei magazzini o in qualche abitazione, le sue pipe in poco tempo, prendono piede. Non sono solo oggetti, ma pipe pronte per fumare. Però, confessa Boscolo, molte signore ne comperano a mazzi, da sistemare come bouquet di fiori colorati, in un vasetto di ceramica. Qualcuno le usa in serie per appenderle come quadri al muro. Per fumatori o per esteti, la pipa chioggiotta, in poco tempo, ha fatto il giro del mondo. Ne costruisco 5-6 mila all‘anno, sostiene Giorgio Boscolo, anche se le richieste sono più elevate. Ma non voglio lavorare di più, mi mancherebbe il tempo di andare in giro a raccogliere i cocci di ceramica sparsi per le terre di Chioggia. Boscolo, in pochi anni, è diventato infatti anche uno dei maggiori studiosi della zona, ha raccolto e catalogato migliaia di pezzi di terracotta e ceramica, i segni, come lui dice, di una civiltà. Adesso cerca di darsi da fare per aprire in città un museo della pipa e della ceramica. Era un‘attività che la Serenissima riservava per sè, per i suoi bocalieri (costruttori di bocali). Considerava un‘attività minore la fabbricazione delle pipe e l‘ha, quindi lasciata senza problemi di perdere la sua egemonia a Chioggia. La città ha, quindi, sempre importato le altre ceramiche. Voglio mettere a disposizione del pubblico la mia collezione, afferma Giorgio Boscolo, se nascerà un museo non ci sarà certo problema per trovare materiale per riempirlo.
Manuel S."
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